Dentro le vie aeree, tra vasi, cellule e segnali nascosti, per capire come asma e BPCO trasformano silenziosamente il respiro nel tempo
Asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) condividono un dato chiave: l’infiammazione cronica induce cambiamenti strutturali delle vie aeree, il cosiddetto “rimodellamento”. Questo progetto dell’Università di Parma punta a capire meglio questi meccanismi confrontando in modo sistematico pazienti con asma, pazienti con BPCO e soggetti sani.

Lo studio si concentra su marcatori tissutali come vasi sanguigni, mastociti, eosinofili e VEGF (fattore di crescita vascolare), per capire quanto e come cambiano le pareti bronchiali nelle diverse patologie.
Disegno dello studio clinico
Verranno arruolati 25 pazienti asmatici non fumatori, con asma lieve-moderata, e 25 pazienti con BPCO lieve-moderata, seguiti presso la Clinica Pneumologica di Parma. A questi si aggiungono 10 volontari sani non fumatori come gruppo di controllo, per avere un confronto chiaro tra malattia e normalità.
Tutti i partecipanti dovranno essere clinicamente stabili, senza infezioni respiratorie nelle quattro settimane precedenti e senza uso di corticosteroidi nei tre mesi prima dello studio. Nei soggetti asmatici la severità della malattia sarà valutata con un punteggio basato su sintomi, uso di broncodilatatori e variazioni del picco di flusso espiratorio misurato a domicilio.
Test respiratori e sensibilità della tosse
Il primo passo è la valutazione della funzione polmonare con spirometria, misurando in particolare il VEMS (volume espiratorio massimo al primo secondo). Successivamente si esegue il test di provocazione bronchiale con metacolina, per valutare il grado di iperreattività delle vie aeree.
I pazienti inalano dosi crescenti di metacolina tramite nebulizzatore con dosimetro fino a ottenere una riduzione del 20% del VEMS; da questo dato si ricava la PD20, cioè la dose che provoca quella riduzione. In parallelo, un test con capsaicina permette di misurare la sensibilità della tosse: si somministrano concentrazioni crescenti di capsaicina fino a scatenare almeno cinque colpi di tosse, dose che viene registrata come C5.
Broncoscopia e studio del rimodellamento
Per analizzare direttamente la parete bronchiale viene eseguita una broncoscopia a fibre ottiche. Dopo una sedazione leggera e anestesia locale, il broncoscopio raggiunge i bronchi di medio calibro del polmone destro, da cui si prelevano piccoli frammenti di mucosa (biopsie).
Le biopsie vengono fissate, incluse in resina e tagliate in sezioni sottili. Con specifici anticorpi monoclonali si colorano la lamina propria e i vasi (collagene IV), i mastociti (triptasi), gli eosinofili (EG2) e le cellule positive al VEGF, marcatori fondamentali per capire come si modifica il microcircolo e quali cellule infiammatorie sono prevalenti.
Su ogni sezione si contano vasi e cellule in campi ad alto ingrandimento, considerando una fascia di lamina propria entro 100 μm sotto la membrana basale. Si calcolano il numero di vasi per millimetro quadrato, la percentuale di area vascolare, la dimensione media dei vasi e lo spessore della membrana basale. Tutte le misure sono effettuate da un unico osservatore “cieco” rispetto alla diagnosi del soggetto, con un sistema di analisi d’immagine dedicato.
Dati, correlazioni e prospettive
I risultati saranno espressi come media e deviazione standard, confrontando i tre gruppi con analisi della varianza e test post-hoc. Le relazioni tra variabili (per esempio tra iperreattività bronchiale, sensibilità della tosse e densità vascolare) saranno valutate con il coefficiente di correlazione di Spearman, considerando significativo un valore di p inferiore a 0,05.
L’obiettivo finale è collegare in modo rigoroso i meccanismi microstrutturali (vasi, cellule, fattori di crescita) con i dati clinici e funzionali di asma e BPCO. Capire come e dove il rimodellamento è più marcato può aprire la strada a terapie più mirate, che non si limitino a controllare i sintomi, ma intervengano sui processi che cambiano in profondità le vie aeree.