Inchiesta Cutro: “Frontex e l’Italia conoscevano i rischi per la barca. La tragedia si poteva evitare”

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By Angelo Bianco

Curiosità

Sono trascorsi ormai tre mesi dal naufragio di Steccato di Cutro, in cui sono morti 94 migranti, tra cui 35 bambini.

Oggi emergono nuovi dettagli che dimostrano che forse quella tragedia avrebbe potuto essere evitata. Un’indagine di Lighthouse Reports rivela che le autorità italiane e l‘Agenzia europea della Guardia di Frontiera e Costiera (Frontex) avrebbero cercato di omettere le proprie responsabilità.

L’inchiesta, in collaborazione con Domani, Süddeutsche Zeitung, Le Monde, El Pais e Sky News, con documenti e testimonianze inedite, rivela come “fin dall’inizio siano stati sottovalutati tutti i segnali di pericolo, decidendo di non intervenire con un’operazione di ricerca e soccorso in mare (Sar) bensì con un’operazione di polizia (Law Enforcement)”. 

I punti non chiari

Inchiesta Cutro: "Frontex e l'Italia conoscevano i rischi per la barca. La tragedia si poteva evitare"
Inchiesta Cutro: “Frontex e l’Italia conoscevano i rischi per la barca. La tragedia si poteva evitare” (Ansa Foto) – ricercaitaliana.it

In una imbarcazione in cui solitamente troverebbero posto 16 persone si stima ce ne fossero dieci volte tante, di cui 140 dall’Afghanistan e 20 dal Pakistan”, si legge in una nota di Lighthouse Reports.

L’inchiesta internazionale” scrive Lighthouse, “che fornisce nuovi nuovi dettagli sul ruolo svolto da Frontex, a partire da un documento riservato che si è rivelato determinante nel mettere in luce due significative incongruenze, riguardanti da un lato la valutazione delle condizioni del meteo, e dall’altro il reale numero di chiamate satellitari tracciate dall’imbarcazione“.

Inoltre, “vari articoli apparsi in questi mesi sulla stampa italiana hanno evidenziato ombre nella ricostruzione degli eventi di Cutro da parte dell’Italia, su cui anche la Procura di Crotone ha aperto un’indagine. Proprio ieri, il procuratore ha disposto verifiche e accertamenti che coinvolgono le sedi di Frontex, Guardia di finanza e Guardia Costiera”.

I momenti iniziali della vicenda

Il quotidiano Domani ricostruisce i momenti iniziali della vicenda: “La sera del 25 febbraio l’aereo di ricognizione di Frontex Eagle 1 ha captato alcune telefonate che dalla barca chiamavano verso la Turchia e ha rilevato la nave a circa 40 miglia dalle coste italiane con una velocità di navigazione di 6 nodi”. Secondo i dati raccolti, “alle 22.26 il velivolo, oltre ad avvistare la Summer Love, individuava una significativa risposta termica e altri segni che indicavano la presenza di tante persone sottocoperta”.

Frontex aveva comunicato l’assenza di un numero sufficiente di giubbotti salvagente. La raccolta dei dati, trasmessi “in tempo reale anche alle autorità italiane”, era avvenuta circa 6 ore prima del naufragio.

Sempre Domani rileva alcune “omissioni nei racconti di ciò che è accaduto“. Cioè, “dopo il naufragio, l’Agenzia europea ha affermato nel suo comunicato di non aver potuto continuare a monitorare la Summer Love perché l’aereo di ricognizione ‘Eagle 1’ era a corto di carburante. Non risulta tuttavia nessuna comunicazione pubblica sulle pessime condizioni meteorologiche. Inoltre, Frontex ha riferito di aver captato solo una chiamata verso la Turchia nell’area prima di avvistare la Summer Love, mentre in realtà il numero è più alto. Un’ulteriore indizio sulla possibile presenza di migranti a bordo, visto che la rotta migratoria che dalle coste turche porta all’Italia è sempre più battuta dai trafficanti”. Le autorità italiane decideranno di “disporre un’operazione di polizia, e non di Ricerca e soccorso (Sar), che scatterà invece in seguito al naufragio”.

La risposta di Frontex

Domani scrive che i cronisti hanno contattato Frontex, che ha dichiarato: “Non è compito dell’Agenzia coordinare le operazioni di soccorso e stabilire se un evento possa considerarsi Sar o di polizia”. Poi, la Summer Love “non era in difficoltà quando l’abbiamo osservata l’ultima volta”. 

Alla domanda sul perché non abbia inviato nuovamente Eagle 1 a pattugliare l’area dopo il rifornimento, date le condizioni meteo avverse, Frontex ha risposto: “In quel momento non c’era nessun altro aereo disponibile”. 

Klaas van Dijken, direttore di Lighthouse Reports, dichiara: “Il naufragio di Cutro appare uno dei peggiori della storia recente, ma sin dal primo momento le ricostruzioni fornite dalle autorità italiane e da Frontex non combaciavano, quindi sapevamo che qualcuno non stava raccontando la verità. D’altronde il sovraffollamento di una imbarcazione, così come le cattive condizioni del meteo, sono di per sé segnali di pericolo che, stando alle norme di Frontex e dell’Italia, devono far scattare un’operazione Sar e non di polizia. Col nostro lavoro quindi abbiamo voluto ricostruire la storia di quella notte: i sopravvissuti e i famigliari delle 94 vittime hanno il diritto di conoscerla”. 

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