L’esperto in esclusiva: “Il caos è frutto della politica migratoria francese”

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By Paolo Colantoni

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Secondo Marco Di Liddo (Ce.S.I), “si è creata una popolazione sospesa: che non si sente legata alla Francia, ma neanche alla Nazione di origine. Un limbo identitario che scatena le micce”

Per la sesta notte consecutiva le strade francesi sono state oggetto di manifestazioni e tafferugli. Anche se, fortunatamente, rispetto ai giorni scorsi, la tensione sembra essersi rallentata. Dopo l’uccisione del giovane Nahel, colpito a morte da un poliziotto, si è scatenata la rivolta, che ha avuto il suo culmine nell’attentato rivolto al sindaco di L’Haÿ-les-Roses, la cui casa è stata attaccata nella notte tra sabato e domenica con un auto in fiamme. Il presidente Macron ha parlato con il primo cittadino del sobborgo a sud di Parigi, confermandogli il sostegno necessario: “Più che mai, la nostra Repubblica e i suoi servitori sono minacciati e attaccati”, ha dichiarato Vincent Jeanbrun, sindaco sotto attacco dei manifestanti. “O i teppisti e le bande avranno la meglio sul nostro motto repubblicano mandando in frantumi ogni fratellanza, oppure tutti insieme, cari cittadini francesi, alzeremo la testa, li affronteremo senza voltarci dall’altra parte, parleremo di nuovo affinché la maggioranza finora silenziosa si faccia sentire e dica: ‘Basta, ne abbiamo abbastanza’”.

Marco Di Liddo, analista del Cesi in esclusiva a Ricerca Italiana.it – Ricercaitaliana.it- Ansa Foto –

Ma da dove nasce questa protesta? Cosa sta accadendo in Francia e perchè la situazione è così incandescente? “La penisola francese è una polveriera sociale”, ha dichiarato in esclusiva a Ricercaitaiana,it Marco Di Liddo, analista e responsabile desk del Centro Studi Internazionale (Ce.S.i). “Questa situazione dura dalla metà degli anni ottanta. La prima rivolta nelle Banlieu si è registrata infatti in quegli anni e situazioni del genere si sono ripetute, con elementi ricorrenti, come la violenza e diversi: a cambiare è spesso il contesto sociale e l’antropologia della rivolta”. 

Sui motivi che hanno portato la Francia ed essere spesso sotto attacco dei ribelli, Di Liddo non ha dubbi: “E’ decisamente il frutto di una gestione della politica migratoria molto particolare. Una strategia tutta francese. Sin dagli anni sessanta i governi transalpini hanno strizzato l’occhio all’immigrazione delle ex colonie, per poter approfittare di un discreto bacino di manodopera a basso costo. Ma con gli anni la situazione è cambiata: molti operai hanno faticato a collocarsi e ad integrarsi nel tessuto lavorativo, amplificando i problemi legati all’integrazione. La situazione è peggiorata, non tanto per gli immigrati, ma per i loro figli e i loro nipoti: le seconde, terze e quarte generazioni hanno faticato a trovare una loro identità nel tessuto francese”.

Di Liddo spiega nel dettaglio i problemi che sono sorti nel territorio transalpino.Si è formata una popolazione che definirei sospesa: che non si sente legata alla Francia, Paese dove vive, ma neanche alla Nazione di origine dei loro genitori. Vivono in una sorta di  limbo identitario al quale si aggiunge quello sociale, che crea un mix esplosivo“. Macron ha cercato di rassicurare la popolazione e la Polizia è stata coinvolta in modo massiccio. Una delle critiche più grandi che viene rivolta alla polizia è la brutalità dimostrata in più occasioni. Soprattutto nei confronti delle popolazioni di colore. Per molti la polizia francese si comporta come quella americana e il pensiero è andato ai Black Lives Matter e al povero Floyd. Andare con una risposta dura è una scelta difficile: da un lato non si può tollerare vedere scene di questo tipo, con periferie prese d’assedio e un controllo dello Stato sempre più labile: dall’altro bisogna stare molto attenti, perchè se la brutalità della polizia è un problema, dare una risposta brutale, regala argomentazioni a questo fronte di opposizioni”.

Che futuro aspetta Macron e la Francia?

Francia
Il vertice tra il presidente Macron e i Ministri per combattere i fenomeni di teppismo nelle strade francesi- Ricercaitaliana.it- Ansa Foto

Ci sono stati poi degli avvenimenti che hanno esasperato la situazione. “Più che le parole di Macron, che è un leader che in quella parte del Paese viene percepito come il male assoluto, hanno pesato notevolmente quelle della mamma di Nahel, che ha detto ai rivoltosi che non è quello il modo di protestare. La morte del figlio non legittima cose del genere, anzi quel tipo di azioni vanno ad infangare la memoria del ragazzo. Li ha delegittimati dal punto di vista morale e politico. La protesta naturalmente ora non è più politica e legata all’episodio. E’ diventata una rivolta di razzia, il modo più violento di esprimere un disagio legato alla forbice sociale. Tutte queste variabili rendono il contrasto sempre più complicato”. 

Quale futuro aspetta quindi Macron e la Francia? “Il governo francese deve sedersi al tavolo. In questo momento non deve solo riparare i danni della protesta, ma deve anche saper pensare al lungo periodo. Probabilmente il modello della neutralità della sfera pubblica ha fallito. Quindi bisognerà cominciare a ripensare alla società francese, sempre che i francesi vogliano farlo”. 

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