Toccare con mano la felicità, quanti di vuoi possono dire di esserci riusciti per più di un breve istante?
C’è rassegnazione all’idea che la felicità non si raggiungerà mai e, forse, questa è la verità. Non si può essere felici nel senso più intrinseco del termine, sperare che tutto sia rose e fiori per sempre, in ogni momento e in qualsiasi contesto. Si può cercare, però, di trovare un equilibrio che porti serenità mentale e una visione positiva della vita.

Alla domanda “cosa significa essere felici?” ognuno risponderà in modo diverso. L’idea di felicità varia da persona a persona e, forse, proprio in queste differenze si nasconde la risposta più vicina alla verità. C’è chi ha tutto, una casa, abiti firmati, un ricco conto in banca eppure non è felice.
Poi c’è chi ha poche cose tra le mani ma si sente ugualmente pervaso di felicità. Dove sta il confine tra la condizione di tristezza e di rassegnazione e quella di felicità? Gli eventi brutti capitano a chiunque, le difficoltà sono una costante nella vita ma allora perché c’è chi è felice e chi no? Sembra che tutti dipendi da come si sceglie di affrontare quegli eventi, quelle difficoltà.
In cinque mosse ritrovi la felicità
Premettiamo che potrebbe essere un percorso lungo e complesso, che i risultati potrebbero tardare ad arrivare e che lo sforzo sarà grande. Prima si inizia, dunque, meglio è per liberarsi dei pesi che impediscono di essere felici, più leggeri e meglio predisposti verso il futuro.

La prima mossa è liberarsi dal bisogno costante di approvazione. Cercare costantemente consenso significa modellare sé stessi per far felici gli altri, non sé stessi. L’approvazione degli altri è una trappola che allontana dalla percezione dell’IO e, dunque, dalla felicità.
Un secondo peso di cui liberarsi è il passato opprimente. Errori, comportamenti, fragilità, azioni non devono gravare come un macigno su chi siamo oggi. Bisogna pensare che se si sono compiute determinate scelte è perché in quel momento ci sembravano giuste o perché non si avevano gli strumenti per prendere altre strade. Continuare a pensarci deve essere un modo per spronare ad essere migliori, non deve bloccare nel passato.
Da superare anche l’idea che la felicità sia assenza del problemi. La perfezione è mera illusione, non esiste una felicità completa. Prima ce ne rendiamo conto prima ci libereremo dalla frustrazione che questa illusione dà. Evitare il dolore e la tristezza è impossibile ma possiamo accogliere anche i sentimenti negativi senza farsi travolgersi con la consapevolezza che sono parte della vita.
Ultime due mosse, cancellare la paura del giudizio degli altri – non si può piacere a tutti, accettarlo dona libertà – e interiorizzare il fatto che per essere amati non bisogna essere perfetti. Le imperfezioni sono parte di noi e chi ci ama le accetterà senza farci sentire inadeguati altrimenti non è amore.