Arriva da Genova una sentenza destinata a far discutere: secondo il giudice di pace, i tabaccai non hanno l’obbligo di accettare pagamenti con carte o bancomat per l’acquisto di sigarette. La decisione nasce dal ricorso presentato da un esercente che si era rifiutato di vendere un pacchetto a una cliente intenzionata a pagare con il Pos. L’episodio ha sollevato un caso che va ben oltre la singola vicenda, perché riguarda direttamente il principio di obbligatorietà dei pagamenti elettronici. Per il giudice, infatti, imporre l’uso del Pos in questo specifico ambito significherebbe costringere i tabaccai a sottostare a un doppio vincolo: quello imposto dal Monopolio di Stato sui prezzi dei prodotti e quello delle commissioni bancarie applicate dai circuiti di pagamento. Una decisione che potrebbe aprire un precedente importante e ridefinire i rapporti tra esercenti e obblighi normativi in materia di transazioni elettroniche.
Nelle motivazioni, definite da alcuni osservatori come “destinate a fare giurisprudenza”, il giudice sottolinea che i tabaccai non possono essere obbligati a sostenere ulteriori costi derivanti dalle commissioni bancarie sui pagamenti elettronici, considerando che sui prodotti da fumo non hanno margini di guadagno libero, essendo i prezzi stabiliti a livello centrale. Per questo motivo, il rifiuto del pagamento con carta non può essere considerato una violazione delle norme vigenti. La sentenza rappresenta un punto di svolta, perché introduce una distinzione tra i prodotti comuni e quelli sottoposti a monopolio di Stato. Se confermata in altre sedi, la decisione potrebbe estendersi ad altri beni soggetti a regole simili, ridefinendo i limiti dell’obbligo di Pos. Nel frattempo, la questione resta aperta e alimenta un dibattito che coinvolge commercianti, associazioni di categoria e consumatori.
La notizia ha inevitabilmente diviso l’opinione pubblica. Da un lato ci sono i tabaccai, che accolgono con favore la sentenza vedendola come una tutela nei confronti di un settore già sottoposto a vincoli rigidi e margini ridotti. Dall’altro, molti consumatori manifestano insoddisfazione, ritenendo che l’impossibilità di pagare con carta rappresenti un passo indietro rispetto alla modernizzazione dei pagamenti e alla lotta contro l’evasione fiscale. Le associazioni dei commercianti, dal canto loro, chiedono maggiore chiarezza normativa per evitare interpretazioni discordanti tra città e tribunali. Quel che è certo è che la sentenza di Genova ha aperto un varco significativo: se da un lato conferma la centralità del monopolio di Stato nella regolazione del settore, dall’altro rischia di alimentare un contenzioso diffuso, in attesa di un eventuale chiarimento a livello legislativo o di una pronuncia delle corti superiori.
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