VEGF, integrine, urocortine ed ezrina al centro di una ricerca nazionale sull’endometriosi: obiettivo, nuovi marker diagnostici e una chirurgia più conservativa
Il progetto coordianto dall’Università di Napoli Federico II punta a chiarire in modo più preciso i meccanismi molecolari dell’endometriosi e a valutare approcci terapeutici più mirati. Cinque unità di ricerca lavorano in rete su campioni di endometrio eutopico, lesioni endometriosiche e modelli in vitro, integrando biologia molecolare, immunoistochimica e sperimentazione clinico-chirurgica.

Le prime tre unità esplorano il ruolo di angiogenesi, adesione cellulare e peptidi regolatori. L’UNITÀ 1 studia VEGF, angiopoietine e metalloproteinasi (MMP-1, -2, -9) nell’endometrio eutopico ed ectopico, analizzando come ipossia e terapie ormonali modifichino l’espressione di questi fattori e quindi la capacità delle lesioni di impiantarsi e crescere.
L’UNITÀ 2 si concentra su laminina 5, integrine (alfa3, alfa6, beta1, beta4), endoglina ed E-caderina, molecole che regolano adesione e invasività cellulare. Il confronto tra tessuti eutopici, lesioni endometriosiche e campioni dopo trattamento estroprogestinico con o senza inibitori dell’aromatasi permetterà di capire se le terapie mediche modulano davvero il profilo “aggressivo” delle cellule endometriosiche.
L’UNITÀ 3 indaga activina A, peptidi correlati (betaglycan, follistatina, FLRG, nodal, cripto) e le urocortine UCN1, UCN2, UCN3, valutandone espressione in endometrio sano, lesioni, liquido di lavaggio uterino, plasma e fluidi peritoneali. L’obiettivo è definire il loro ruolo in infiammazione, angiogenesi, recettività endometriale e impianto, e identificare nuovi possibili marker biochimici per diagnosi e stadiazione.
Chirurgia conservativa e riserva ovarica
L’UNITÀ 4 valuta l’impatto della chirurgia ultrasonica laparoscopica nella rimozione delle cisti endometriosiche ovariche, confrontandola con altre tecniche in termini di danno al parenchima e riduzione della riserva ovarica. Verranno usati ecografia 2D e 3D, insieme a parametri funzionali, per misurare con maggior precisione volume ovarico e follicoli antrali prima e dopo l’intervento.
Lo studio dell’accuratezza delle diverse metodiche ecografiche e della variabilità inter e intra-operatore punta a costruire un protocollo di valutazione standard per le pazienti operate, cruciale in donne già esposte a rischio di subfertilità a causa dell’endometriosi.
Nuovi marcatori e prospettive terapeutiche
L’UNITÀ 5 si focalizza sull’ezrina, proteina della famiglia ERM coinvolta in motilità e invasività cellulare, già studiata in vari tumori ginecologici. Verrà analizzata la sua espressione in endometrio eutopico ed ectopico, correlata con stadio di malattia e rischio di recidiva, per capire se possa diventare un indicatore di aggressività biologica.
Nel complesso, il programma mira a definire un quadro più completo di angiogenesi, adesione, risposta infiammatoria e danno ovarico. Le informazioni ottenute potranno aprire la strada a nuove strategie terapeutiche mirate e a biomarcatori più sensibili dell’endometriosi, superando l’attuale approccio basato quasi solo sul blocco della ciclicità mestruale e su una chirurgia spesso poco personalizzata.