Dalla Germania: “L’Italia vuole raddrizzare i conti, la Francia no”

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By Paolo Colantoni

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L’economista Lars Feld, consigliere personale del ministro delle finanze tedesco Christian Lindner, strizza l’occhio a Giorgia Meloni: “Ha coraggio”. Bocciata invece la Francia

L’Italia mostra coraggio e ha tutta l’intenzione di mettere a posto i suoi conti. La Francia no. Il consigliere personale del ministro delle finanze tedesco Christian Lindner, l’economista Lars Feld, strizza l’occhio a Giorgia Meloni e ai tentativi del Governo italiano. E boccia quello francese. In una lunga intervista rilasciata ai maggiori quotidiani internazionali (Ansa, Repubblica, El Pais e Berlino), dichiara che il premier italiano ha dimostrato “coraggio nella politica sociale” e “affronta il consolidamento del bilancio”, mentre la Francia ” non vuole più il patto di stabilità già da tempo. Preferirebbe eliminare le regole di bilancio“, ha esordito commentando la posizione di Bruno Le Maire, che si è detto contrario a regole uniformi e automatiche in Ue.

L’economista tedesco Lars Feld elogia l’Italia e bacchetta la Francia – Ricercaitaliana.it – Ansa Foto

“La pubblicazione delle lettera dei ministri delle Finanze degli 11 Paesi dimostra che la Germania non è sola. Per diversi aspetti, le proposte che la Commissione ha divulgato per questi paesi non sono accettabili”. Fra l’altro, ha aggiunto, “c’è una differenza molto grande fra la politica finanziaria italiana e quella francese. L’Italia ha regolarmente realizzato avanzi primari, anche se alla luce del forte indebitamento non erano sufficienti. Ma forse, vista la debolezza della crescita del Paese, era anche difficile. La volontà del consolidamento in Italia c’è. In Francia questa volontà non c’è più dagli anni ’80. Questo non è accettabile nell’unione monetaria”.

Sul lavoro di Giorgia Meloni, l’economista tedesco si dice soddisfatto. “Dipende sempre dalle aspettative e dalle preoccupazioni che si coltivano in vista di un’elezione. Ma quello che Meloni ha fatto finora in termini di politica economica e finanziaria ci fa ben sperare. L’eliminazione del superbonus al 110% sarebbe stato un passo dovuto per qualsiasi governo. Nella politica sociale, però, la premier italiana mostra coraggio: lei affronta il consolidamento”. Feld ha poi parlato anche del Mes, che l’Italia non vorrebbe ratificare.  “La Germania può stare serena. Dal punto di vista tedesco, dei rischi che corriamo, la ratifica del nuovo trattato non è indispensabile. Ma il Mes serve a completare l’unione bancaria ed è un passo essenziale per l’Ue per affrontare eventuali crisi bancarie”.

“L’Italia vuole consolidarsi, la Francia no”

Giorgia Meloni, Premier italiano – Ricercaitaliana.it – Ansa Foto

Feld continua ad analizzare le decisioni del nostro Governo. “Se capisco bene, l’Italia è preoccupata che il Mes possa creare una maggiore pressione sui mercati – ha aggiunto –. Tuttavia, la riforma del Meccanismo conviene all’Italia. L’Italia dovrebbe approvarlo”. Ma cosa potrebbe accadere se Deutsche Bank vacillasse di nuovo?Nel caso, si vedrà. Non sono preoccupato per Deutsche Bank. Tuttavia, il caso di Credit Suisse in Svizzera mostra a cosa portino le regole sulla risoluzione delle banche. Se una crisi colpisce una banca di importanza sistemica, i politici buttano a mare ogni regola”. L’economista tedesco torna poi prepotentemente sulle differenze tra il lavoro del nostro Governo e quello transalpino. “C’è una differenza molto grande fra la politica finanziaria italiana e quella francese. L’Italia ha regolarmente realizzato avanzi primari, anche se alla luce del forte indebitamento non erano sufficienti. Ma forse, vista la debolezza della crescita del Paese, era anche difficile. La volontà del consolidamento in Italia c’è. In Francia questa volontà non c’è più dagli anni ’80. Questo non è accettabile nell’unione monetaria”,

Nell’intervista non mancano considerazioni sull’economia interna:sì la Germania corre il pericolo di una recessione”, anche se è ancora presto per dirlo. Ma nonostante i molti elementi che frenano la locomotiva europea – inflazione, costi energetici, problemi di approvvigionamento e la perdita di competitività – non è il caso di riparlare di “malato d’Europa”. Anche sul tema dell’emigrazione delle imprese tedesche all’estero, molto temuta in questa fase, Lars Feld smorza: il fenomeno “non è massiccio”, e “non parlerei di deindustrializzazione”, dice, convenendo che tuttavia “la situazione dei costi per le imprese è problematica”. 

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