Scuola, lavoro, salute e aumenti: ecco il preoccupante quadro italiano dell’Istat

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By Paolo Colantoni

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Il dato più clamoroso arriva dalle autovetture in grande aumento: l’Italia detiene un record clamoroso. Colpa dell’insoddisfazione per i mezzi pubblici

L’Italia è un Paese di santi, navigatori, calciatori e… autovetture. I recenti dati diffusi dall’Istat regalano una fotografia veritiera della nostra nazione. Il numero delle autovetture è aumentato in modo incredibile, con le conseguenti ripercussioni dal punto di vista ambientale e sul traffico. Confrontando i dati con quelli degli anni precedenti, emerge una situazione clamorosa. Figlia dei cambiamenti generazionali, della necessità di utilizzare le autovetture per muoversi in città e, soprattutto dell’insoddisfazione degli italiani nei confronti dei mezzi pubblici.

Lavoro, bollette, autovetture. I dati Istat rivelano la tendenza italiana – Ricercaitaliana.it

Solo due nazioni europee hanno superato l’Italia per numero di automobili in circolazione: si tratta di Polonia e Lussemburgo. La nostra Nazione, secondo i dati diffusi dall’Istat nel suo rapporto annuale, è al terzo posto nella graduatoria dei Paesi con la maggior diffusione di auto. Seguendo l’analisi statistica, nel 2021, in Italia circolavano 39,8 milioni di autovetture: una media di 673 ogni mille abitanti. Un dato pazzesco. L’Italia è nettamente avanti rispetto alle altre nazioni di spicco del panorama Europeo: in Spagna il dato si ferma a 525, in Francia e Germania 571 e 583.

Come sottolineato, la poca (eufemismo) soddisfazione degli italiani verso i mezzi pubblici, ha accentuato questo fenomeno e portato al maggior utilizzo delle auto private. Prima della diffusione della Pandemia (nel 2019) , il 33,5% della popolazione dichiarava molta o moltissima difficoltà di collegamento nella zona in cui risiede. Al tempo stesso, rimane elevata la quota di coloro che usano abitualmente il mezzo privato per raggiungere il luogo di lavoro (74,2%) e rimane bassa la quota di studenti che usano solo i mezzi pubblici per recarsi al luogo di studio (28,5%).

Istat, il lavoro sempre più una chimera

Il rapporto annuale dell’Istat regala anche dei dati ancor più preoccupanti: il primo e più significativo, riguarda il mondo del lavoro. Le difficoltà evidenti già oggi sembrano nulla rispetto a quello che potrebbe succedere a breve. Entro il 2041 infatti (secondo le previsioni Istat) la popolazione in età di lavoro sarà ridotta di oltre il 12%: questo porterà ad una probabile perdita di oltre 3,6 milioni di occupati. Secondo i calcoli,  i tassi di occupazione attuali dell’Ue27, superiori a quelli italiani di circa 9 punti percentuali, nel 2041 porterebbe a ridurre la perdita di occupazione di oltre due terzi (da 3,6 milioni a 1,1 milioni). L’Italia è chiamata a vorare soprattutto sulla fascia 20-24 (i neo laureati). Qualora riuscisse a colmare questo gap, che è pari a 18 punti percentuali, si otterrebbe un recupero di ulteriori 240 mila occupati. “In Italia, nel 2022 quasi un quinto dei giovani tra i 15 e i 29 anni non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione (c.d. Neet). Il tasso italiano di Neet è di oltre 7 punti percentuali superiore a quello medio europeo e, nell’Unione europea, secondo solo alla Romania. Il fenomeno interessa in misura maggiore le ragazze (20,5 per cento) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9 per cento) e gli stranieri, che presentano un tasso (28,8 per cento) superiore a quello degli italiani di quasi 11 punti percentuali; questa distanza raddoppia nel caso delle ragazze straniere, per le quali il tasso sfiora il 38 per cento”. Sul territorio, l’entità della riduzione sia delle fasce in età di lavoro sarà maggiore nel Mezzogiorno (in Basilicata si stima una contrazione del 30%), mentre il Centro-Nord sarà favorito dalla dinamica migratoria in ingresso. Complessivamente, tra il 2021 e il 2050, è attesa una riduzione della popolazione residente in Italia pari a quasi 5 milioni, fino a poco più di 54 milioni e il continuamento del processo di invecchiamento.

Aumenta la speranza di vita in Italia

Aumenta la speranza di vita in Italia – Ricercaitaliana.it

A proposito di invecchiamento, l’Italia rischia di essere uno dei Paesi con la media età più alta. “Gli scenari demografici prevedono un consistente aumento dei cosiddetti ‘grandi anziani’. Nel 2041 la popolazione ultraottantenne supererà i 6 milioni; quella degli ultranovantenni arriverà addirittura a 1,4 milioni”. È quanto emerge dal rapporto annuale 2023 dell’Istat sulla situazione del Paese. Nel 2022, inoltre, la stima della speranza di vita alla nascita è di 80,5 anni per gli uomini e 84,8 anni per le donne: solo per i primi si nota, rispetto al 2021, un recupero quantificabile in circa 2 mesi e mezzo di vita in più.

Aumenti shock dell’energia: Italia avanti a tutti

“L’Italia è stata uno dei paesi più colpiti dagli aumenti dei prezzi energetici, in particolare per quanto riguarda l’energia elettrica: il prezzo per uso domestico, che nel secondo semestre 2020 era più basso di quello di Germania e Spagna, ha subito nell’arco di due anni un incremento così ampio (+72,4%) da diventare il più alto tra le maggiori economie europee”. Questa la rivelazione dell’Istat. “L’impatto della crescita dei prezzi dei beni energetici – continua l’Istat – è stato relativamente più pesante per le famiglie con più bassi livelli di spesa: l’inflazione misurata dall’indice Ipca relativa ai beni energetici per le famiglie con i livelli di spesa più bassi è stata superiore di oltre 13 punti a quella registrata per le famiglie con i livelli di spesa più alti (rispettivamente, +60,6% e +47,5%)”

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