Delmastro-Santanché, l’Anm: “Da Palazzo Chigi e Ministero, delegittimazione della magistratura”

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By Angelo Bianco

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Secondo Giuseppe Santalucia, dalle fonti di Palazzo Chigi è arrivata “un’accusa pesantissima che colpisce al cuore la magistratura”. 

E le note del Ministero della Giustizia si sono unite “alle voci di delegittimazione”, ha aggiunto, parlando al Comitato direttivo dell’Anm. “La magistratura non ha alcuna voglia di alimentare lo scontro, ma quando il livello dello scontro si alza, il nostro silenzio sarebbe l’impacciato mutismo di chi non sa reagire con fermezza a una politica muscolare rivolta a un’istituzione di garanzia. Sarebbe un arretramento e noi non arretriamo quando si tratta di difendere i valori della Costituzione”. 

Delmastro-Santanché, l'Anm: "Da Palazzo Chigi e Ministero, delegittimazione della magistratura"
Delmastro-Santanché, l’Anm: “Da Palazzo Chigi e Ministero, delegittimazione della magistratura” (Ansa Foto) – ricercaitaliana.it

Il presidente dell’Anm ha spiegato anche che la magistratura vuole discutere con il ministro Nordio del miglioramento della giustizia.

Il sospetto è che la separazione delle carriere e le riforme costituzionali vengano sbandierate non perché si crede che servano a un miglioramento dell’attuale sistema”, bensì come “una misura di punizione nei confronti della magistratura”. 

Santalucia: “Non si può fare riforma costituzionale con questo passo”

Per questo Santalucia chiede alla maggioranza di “cambiare passo: non si può andare a una riforma costituzionale con questo passo, come una risposta reattiva a un provvedimento fisiologico di un giudice che non piace perché colpisce qualcuno che è al governo”. 

Dopo i casi Delmastro e Santanché, e le parole arrivate da fonti di Palazzo Chigi che hanno difeso entrambi, anche il ministero della Giustizia è intervenuto nel dibattito ieri, ritornando sull’importanza di procedere velocemente con una riforma.

Le fonti del Ministero “manifestano, ancora una volta, lo sconcerto e il disagio per l’ennesima comunicazione a mezzo stampa di un atto che dovrebbe rimanere riservato. La riforma proposta mira a eliminare questa anomalia, tutelando l’onore di ogni cittadino presunto innocente sino a condanna definitiva”.

Secondo le fonti, “l’imputazione coatta nei confronti dell’On. Delmastro Delle Vedove, come nei confronti di qualsiasi altro indagato, dimostra l’irrazionalità del nostro sistema. Nel processo che ne segue, infatti, l’accusa non farà altro che insistere nella richiesta di proscioglimento in coerenza con la richiesta di archiviazione. Laddove, al contrario, chiederà una condanna non farà altro che contraddire se stesso. Nel processo accusatorio il Pubblico Ministero, che non è né deve essere soggetto al potere esecutivo ed è assolutamente indipendente, è il monopolista dell’azione penale e quindi razionalmente non può essere smentito da un giudice sulla base di elementi cui l’accusatore stesso non crede. La grandissima parte delle imputazioni coatte si conclude, infatti, con assoluzioni dopo processi lunghi e dolorosi quanto inutili, con grande spreco di risorse umane ed economiche anche per le necessarie attività difensive. Per questo è necessaria una riforma radicale che attui pienamente il sistema accusatorio”.

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