Massimo Giletti indagato per diffamazione dopo una denuncia dell’ergastolano Giuseppe Graviano

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By Angelo Bianco

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Massimo Giletti è indagato per diffamazione dalla Procura di Terni dopo una querela presentata da Giuseppe Graviano, in carcere per scontare diversi ergastoli per mafia. 

Lo ha confermato all’Ansa proprio lui, aggiungendo di aver ricevuto l’avviso alcuni giorni fa.

È una cosa molto grave. Anche un ergastolano può fare una querela, però quello che faccio fatica ad accettare è perché a noi sia stato vietato l’accesso agli atti. Vorrei capire quale è la motivazione della querela. Aspetterò e verrà il momento, sempre con fiducia nella giustizia, ma con tutto quello che ho passato e sapendo che Giuseppe Graviano è il fratello di chi mi vuole morto faccio davvero fatica a capire”, ha dichiarato il giornalista all’Ansa. 

Massimo Giletti indagato per diffamazione dopo una denuncia dell'ergastolano Giuseppe Graviano
Massimo Giletti indagato per diffamazione dopo una denuncia dell’ergastolano Giuseppe Graviano (Ansa Foto) – ricercaitaliana.it

Con l’anno che ho vissuto non mi stupisco più di niente. Come diceva Rodari è un paese all’incontrario, mi sembra sempre più evidente”. 

Non solo Giletti, querelata anche Sandra Amussi

La notizia era stata anticipata dal sito EtruriaNews, che ha precisato che è Graviano ha querelato anche Sandra Amussi, giornalista opinionista di Non è l’Arena. Il fascicolo è secretato ed è nelle mani del capo della Procura di Terni Alberto Liguori e del sostituto Giorgio Panucci, che sta svolgendo le indagini.

Cosa rivelò Salvatore Baiardo a Massimo Giletti

Durante la trasmissione Non è L’Arena su La7, che è stata chiusa, Giletti aveva intervistato Salvatore Baiardo, considerato uomo dei Graviano, che fece riferimento a un possibile imminente arresto di Matteo Messina Denaro, prima che il superboss venisse arrestato.

Chi è Giuseppe Graviano

Giuseppe Graviano è palermitano, ha 59 anni e secondo i magistrati che lo hanno condannato, avrebbe un ruolo centrale nell’organizzazione delle stragi del 1993 a Roma, Firenze e Milano e anche nell’omicidio di don Dino Puglisi. 

È stato arrestato nel 1994. Nel 1997 la Corte di Assise di Caltanissetta lo condannò all’ergastolo per la strage di Capaci, insieme tra gli altri, con Totò Riina, Bernardo Brusca, Leoluca Bagarella e Bernardo Provenzano.

Nel 1999 fu condannato all’ergastolo per la strage di via D’Amelio. Secondo alcuni pentiti sarebbe stato proprio lui ad azionare il telecomando dell’autobomba che uccise Paolo Borsellino e la sua scorta.

Sempre nel ’99 venne condannato insieme con il fratello Filippo come mandante dell’omicidio del parroco antimafia don Dino Puglisi. Nel 2000, un nuovo ergastolo per gli attentati dinamitardi del 1993 a Roma, Milano e Firenze.

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