Non bastava l’aggiornamento Core Update di Luglio che ha sconvolto i posizionamenti. Ora i rischi arrivano anche sulle revenue.
La Commissione Europea ha inflitto una sanzione record a Google, accusata di aver distorto il mercato della pubblicità online attraverso pratiche considerate anticoncorrenziali. La multa ammonta a 2,95 miliardi di euro e segna un nuovo capitolo nella lunga battaglia tra Bruxelles e i giganti della tecnologia americana. Secondo l’Antitrust Ue, il colosso avrebbe abusato della propria posizione dominante nel settore dell’adtech, condizionando l’accesso degli operatori a strumenti e piattaforme pubblicitarie. Una decisione destinata a far discutere, non solo per l’entità della cifra, ma anche per le possibili conseguenze sul mercato digitale europeo. Il provvedimento segue anni di indagini e si inserisce in una strategia più ampia con cui l’Unione intende rafforzare la regolamentazione delle grandi società hi-tech, accusate di limitare la concorrenza e di esercitare un’influenza eccessiva sulle dinamiche economiche globali.
Non si è fatta attendere la risposta di Mountain View. Attraverso una nota ufficiale, l’azienda ha definito la sanzione come “sbagliata” e ha annunciato l’intenzione di ricorrere nelle sedi opportune. Lee-Anne Mulholland, vicepresidente e responsabile globale degli Affari Regolamentari di Google, ha spiegato che la Commissione avrebbe imposto modifiche tali da penalizzare non solo il gruppo, ma migliaia di aziende europee che si affidano ai suoi strumenti pubblicitari per generare profitti. Secondo la dirigenza, non esiste nulla di anticoncorrenziale nel fornire servizi a inserzionisti e editori, e anzi il mercato oggi offre più alternative che mai. Una linea difensiva che punta a ribaltare il verdetto, sottolineando come il settore dell’advertising digitale sia caratterizzato da un alto livello di competizione, con diversi attori globali pronti a sfidare la supremazia di Google.
La decisione di Bruxelles rappresenta un segnale forte e potrebbe avere impatti significativi sull’intero comparto pubblicitario online. Da una parte c’è la volontà delle istituzioni europee di riequilibrare il mercato, garantendo condizioni più favorevoli ai competitor e ai partner commerciali; dall’altra la posizione di Google, convinta che simili vincoli finiranno per rallentare l’innovazione e ridurre la redditività delle aziende che operano nell’ecosistema digitale. L’esito del ricorso sarà dunque decisivo non solo per l’azienda americana, ma anche per il futuro del settore in Europa. Molti analisti sottolineano che la multa da 2,95 miliardi potrebbe diventare un precedente importante, aprendo la strada ad altre azioni di controllo verso i colossi tecnologici. La partita si gioca quindi su più fronti: legale, economico e politico, con la posta in palio che riguarda la capacità dell’Unione Europea di imporre regole efficaci a chi domina la scena globale del digitale.
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