Il cambiamento climatico non è più un’ipotesi futura, ma una realtà che sta già lasciando segni tangibili. A rivelarlo è uno studio indipendente commissionato dal governo australiano, che lancia un allarme chiaro: senza azioni immediate, le conseguenze entro i prossimi decenni saranno devastanti.
L’attesissima valutazione nazionale sul rischio climatico evidenzia chiaramente che l’aumento delle temperature avrà conseguenze a “cascata, simultanee e cumulative” sulla vita della gente in Australia. Come dichiarato dal ministro del Clima Chris Bowen: “Il cambiamento climatico non è più qualcosa che possiamo prevedere o ipotizzare: lo stiamo vivendo adesso, e purtroppo è ormai troppo tardi per evitare tutti i suoi effetti”.
Se la temperatura media globale dovesse salire di tre gradi, i decessi legati alle ondate di calore a Sydney potrebbero aumentare di oltre il 400%. Allo stesso tempo l’innalzamento del livello degli oceani e le conseguenti inondazioni, invece, rischiano di avere un impatto diretto su 1,5 milioni di australiani entro il 2050.
Le ripercussioni legate all’aumento delle temperature non riguardano solo la salute dell’essere umano ma possono arrecare danni economici ingenti: le perdite potrebbero superare i 600 miliardi di dollari australiani, in gran parte dovute a danni immobiliari. Anche gli animali sono a rischio, molte specie saranno costrette a migrare, adattarsi o affrontare l’estinzione.
La questione climatica è molto complessa in Australia, uno dei maggiori esportatori mondiali di combustibili fossili. Da un lato il governo laburista sta investendo nelle fonti di energia rinnovabili e fissando nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni, in linea con l’accordo di Parigi. Dall’altro, continua però ad approvare progetti legati ai combustibili fossili, un modo di agire pieno di contraddizioni che rischia di generare confusione sul lungo periodo. Secondo gli esperti, per ridurre i danni peggiori sarà cruciale fissare un obiettivo climatico ambizioso già entro il 2035 e interrompere l’apertura di tutti i nuovi progetti potenzialmente inquinanti. Solo così sarà possibile contenere una crisi che, altrimenti, appare inevitabile.
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