In esclusiva a Ricercaitaliana.it, Egle Possetti, presidente del Comitato parenti vittime Ponte Morandi: “L’audizione del Colonnello della Guardia di Finanza è stata illuminante”
Le recenti parole di Gianni Mion, ex ad di Edizioni Holding, che ha confessato di sapere dal 2010 dei rischi relativi al Ponte Morandi, ma di non aver detto nulla, hanno riacceso i riflettori sul crollo del ponte di Genova, che il 14 agosto del 2018 causò 43 morti e numerosi feriti. Ieri il processo ha vissuto un’altra giornata molto intensa, che è stata vissuta con attenzione dai familiari delle vittime.
A parlare è stato il Colonnello Bixio, che ha coordinato le indagini della Guardia di Finanza relative al crollo del Ponte Morandi. Le sue parole hanno portato l’attenzione sulla parte finanziaria della gestione di ASPI, dimostrando un calo delle spese per manutenzione dal 2010 al 2017, ed un paradossale incremento di utili nella gestione di infrastrutture con molti anni di vita alle spalle. I numeri sono stati confrontati con la gestione di altre concessionarie, dimostrando delle differenze in termini numerici rilevanti.
Egle Possetti, portavoce del Comitato Ricordo Vittime del Ponte Morandi, commenta in esclusiva per Ricercaitaliana.it, l’audizione, che ha regalato importanti spunti di riflessione. “Le parole del Colonnello Bixio sono molto importanti. Lui era il coordinatore della Guardia di Finanza per il Ponte Morandi ed ha spiegato in modo molto accurato, cosa accadde da un punto di vista finanziario ad ASPI. Ha rimarcato, con estrema franchezza, come la manutenzione negli anni è andata sempre in diminuzione, mentre gli utili andavano ovviamente in crescita. Un dato che ci fa riflettere e che valutiamo estremamente importante”.
Le parole del Colonnello Bixio hanno fatto scalpore. “Naturalmente – continua Egle Possetti – queste dichiarazioni sono state contestate dai legali di Autostrade, che hanno parlato di indicazioni non precise e di poco conto. Quello che possiamo dire è che se anche in qualche piccola piega del bilancio c’erano degli importi che erano stati destinati alla manutenzione, questi non sono stati usati. O sono stati mal spesi. Il ponte è crollato sotto gli occhi di tutti, quindi mi sembra inutile aggiungere altro”, ha continuato. “Il lavoro approfondito, preciso, serio da parte degli inquirenti ha ovviamente suscitato attenzione da parte delle difese. In aula e tramite un comunicato stampa i legali dell’imputato Castellucci hanno segnalato incongruenze, a loro dire, dei dati e delle tabelle presentati….dicendo che ‘sono i numeri a parlare’. Questa frase è molto interessante perché in questa vicenda sono realmente i numeri a parlare, sono 43 i morti, sono numerosi i feriti, sono 43 le famiglie frullate letteralmente da questa vicenda, sono numerosi gli sfollati, sono innumerevoli i disagi che per anni hanno dovuto subire i cittadini, tutto per il crollo di un ponte che per anni fu trascurato”.
“I numeri sono chiari, così come le conseguenze”
I numeri, secondo il Comitato vittime sono chiari: “Sono numeri altissimi di persone che hanno rischiato la vita nel transitare su quel ponte per anni ed anni. Sono ancora i numeri a parlare, esplicitando che in un ventennio di concessione privata non furono fatte manutenzioni straordinarie e sostanziali sul ponte Morandi che stava via, via invecchiando, mentre la stragrande maggioranza delle manutenzioni ebbero la paternità del gestore pubblico. Sono però anche i trefoli a parlare segnalando che avevano una tale corrosione da potersi rompere anche solo toccandoli per le misure….e queste sono le reali conseguenze dei numeri, che anche in questo modo possono parlare”.
In un comunicato il Comitato ha poi spiegato: “Certo ogni parte in questo processo deve gestire al meglio le proprie ragioni, ed è giusto e democraticamente corretto che sia così, che ci si confronti sui numeri, ma dai numeri derivano i fatti…purtroppo e cari signori anche se in ASPI ci fossero stati investimenti in manutenzioni, magari celati come in uno scrigno nel bilancio, avrebbero comunque sbagliato bersaglio perché il ponte è crollato come un plastico, sotto il peso delle mancanze, ricoprendo sogni, desideri e vita.
Ci dispiace, e potete forse anche voi immaginare quanto ci dispiaccia,…ma i colpevoli che a fine processo saranno giuridicamente tali non potranno rimediare, nostro malgrado, anche se rifacessero i conti mille e mille volte”.