Con il passare delle ore aumenta il numero dei morti del naufragio dei migranti di Pylos, al sud del Peloponneso. La polizia greca ha arrestato undici scafisti.
Si tratterebbe di persone di origini egiziana, identificate dai migranti soccorsi, che avrebbero pagato tra i 4mila e i 6mila dollari per la traversata. Sono già stati portati in Procura. Oggi si sarà una riunione dell’Ue.
Si rischia di arrivare “fino a 600 morti”, molti dei quali non saranno mai ritrovati. Questa ennesima tragedia, rischia di diventare come una delle peggiori che si sono consumate nel Mar Mediterraneo.
Almeno cento bambini erano chiusi nella stiva, come raccontano i superstiti ai medici e ai volontari che in queste ore li stanno assistendo. Il peschereccio Adriana, secondo i soccorritori, sarebbe partito dall’Egitto, si è fermato nel porto libico di Tobruk per caricare migranti. Dopodiché ha proseguito la sua rotta verso l’Italia.
Cento persone sono rimaste intrappolate nella pancia del peschereccio che è affondato nel mar Egeo. Le autorità greche sono travolte dalle polemiche sulla mancata risposta agli SOS lanciati dal peschereccio Adriana.
Il medico responsabile dell’ospedale di Kalamata che ha accolto i sopravvissuti e raccolto le loto testimonianze, dichiara che “tutti mi hanno confermato che a bordo c’erano 750 persone, tutti hanno detto questo numero”.
I corpi recuperati finora sono 78, mentre 104 sono state salvate, tutti uomini tra i 16 e i 40 anni e una donna. Provengono da Egitto, Siria e Pakistan.
La ricostruzione della tragedia
L’attivista Nawal Soufi racconta di aver ricevuto la richiesta di aiuto: “L’abbiamo segnalata alle autorità greche nelle prime ore del 13 giugno. I migranti viaggiavano da cinque giorni ormai senz’acqua e con a bordo sei cadaveri”.
La situazione si sarebbe complicata quando “una nave si è avvicinata all’imbarcazione, legandola con delle corde su due punti della barca e iniziando a gettare bottiglie di acqua”, mettendo in pericolo i migranti che avevano timore “che le risse a bordo per accaparrarsi l’acqua potessero causare il naufragio”, quindi si sono allontanati.
Secondo l’attivista poi, non c’era la volontà di continuare il tragitto verso l’Italia, come ha invece riferito la Guardia Costiera greca, secondo cui i migranti avrebbero “rifiutato qualsiasi assistenza, dichiarando di voler proseguire il viaggio” verso l’Italia.
Questa versione è stata smentita ieri da Alarm Phone: i greci “erano ben consapevoli di questa imbarcazione sovraffollata e inadeguata”, ma “non è stata avviata un’operazione di salvataggio”.
Il rappresentante di Mera25 Kriton Arseni ha spiegato che “tre superstiti ci hanno raccontato che l’incidente è avvenuto quando la Guardia costiera greca ha agganciato il peschereccio con una corda e stata provando a trainarlo. Allora, senza un apparente motivo, il peschereccio si è ribaltato”.
Atene però, spiega che il motore dell’imbarcazione avrebbe ceduto poco prima delle 23 di martedì, causandone il rovesciamento in 10-15 minuti. Secondo l’ammiraglio Nikos Spanos, sarebbero stati proprio i trafficanti a causare “deliberatamente l’inclinazione che ha portato all’affondamento della nave”.
Il peschereccio comunque, viaggiava in condizioni di assoluto pericolo, al punto che avrebbe potuto rovesciarsi anche se la Guardia costiera ellenica avesse tentato di fermarli. Lo dichiara il portavoce delle autorità marittime Nikolaos Alexiou, aggiungendo che “non si può deviare con la forza un’imbarcazione con così tante persone a bordo, a meno che non ci sia cooperazione”.
Il Centro di soccorso marittimo italiano martedì aveva ricevuto una mail con una segnalazione di un barcone in difficoltà, con a bordo 750 migranti. Accertato che si trovasse in acque greche, le autorità italiane avevano allertato quelle greche.