In Italia parte la lotta al Mieloma multiplo: oltre 5700 pazienti all’anno

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By Paolo Colantoni

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Claudio Cerchione, dirigente medico presso l’Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori “Dino Amadori”, spiega: “E’ necessaria una nuova banca dati”

Combattere uno dei tumori più diffusi e difficili da affrontare e allo stesso tempo riuscire a modernizzare le strutture mediche, attraverso un’attenta analisi dei registri. Questo l’obiettivo che la scienza si impone di realizzare nei confronti del Mieloma Multiplo, che colpisce in Italia oltre 5700 pazienti ogni anno. “In Italia bisogna attivare quanto prima un Registro Nazionale sul Mieloma Multiplo, uno dei più insidiosi tumori del sangue. E’ necessario avere a disposizione numeri sempre aggiornati sui pazienti per valutare così sia l’impatto della malattia che quello delle cure”. E’ quanto sostiene il prof. Claudio Cerchione, Dirigente Medico presso l’Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori “Dino Amadori” – IRST IRCCS.

Claudio Cerchione, ematologo – Ricercaitaliana.it

L’annuncio arriva dal meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) che si svolge in questi giorni a Chicago. E’ il primo esperto italiano ad intervenire come relatore nella Sessione Educazionale (dal titolo Management of Multiple Myeloma in Special Patient Populations: No Patient Left Behind) dedicata alla neoplasia ematologica. “In Italia si calcola che il mieloma multiplo colpisca più di 5.700 uomini e donne ogni anno – afferma il prof. Cerchione -. In questi anni stiamo assistendo ad una rivoluzione terapeutica nella gestione della malattia grazie all’introduzione di farmaci mirati e con un’azione maggiormente selettiva. Stanno migliorando sensibilmente le aspettative e la qualità di vita dei pazienti che oggi sono trattati quasi esclusivamente con l’immunoterapia. Come per i tumori solidi anche in ematologia questa tipologia di cura ci consente di agire sul nostro sistema immunitario che viene messo nelle condizioni di contrastare, in modo adeguato, le cellule tumorali”.

L’Italia si sta attrezzando, per poter regalare delle nuove e più moderne possibilità a tutti:  “A breve poi  – continua Cerchione – arriveranno anche nel nostro Paese le cosiddette CAR-T e diventeranno, senza dubbio, un’opzione terapeutica importante. Le nuove terapie stanno sempre più prendendo il posto dei vecchi chemioterapici e possiamo ora meglio gestire tutti i setting di pazienti. In altre parole, la lotta alla malattia sta diventando più personalizzata ma anche più “democratica”. Possiamo, infatti, curare anche gli anziani over 70 che rappresentano in Italia il 38% di tutte le nuove diagnosi. Lo stesso vale per l’insufficienza renale che è una delle conseguenze più frequenti della patologia. Tende a complicare il quadro clinico di uomini e donne non più giovani e perciò spesso colpiti da altre malattie. Fino a pochi anni fa questa comorbilità ci costringeva a ridurre i dosaggi dei farmaci che di conseguenza diventano anche meno efficaci”.

“C’è bisogno di un registro nazionale”

L’obiettivo, come specificato con forza dall’ematologo, è regalare all’Italia un registro che consenta di disporre di tutta una serie di dati sensibili, che permettano ai medici di agire con velocità, riuscendo ad affrontare con sicurezza ogni singola situazione. “Per tutti questi motivi abbiamo bisogno di un Registro Nazionale – conclude il prof. Cerchione -. Solo così potremo disporre di dati “real world” che tengano conto di tutti i malati, anche quelli che appartengono a sottogruppi che di solito non sono coinvolti nei trial clinici. Per esempio,  c’è da considerare l’obesità che rappresenta un fattore di rischio non trascurabile della neoplasia. Al tempo stesso, il paziente in grave eccesso di peso risulta decisamente più refrattario ai trattamenti. Viene tendenzialmente escluso dagli studi che hanno l’obiettivo di testare i nuovi farmaci. Se vogliamo quindi proseguire nel migliorare all’assistenza a tutti i setting di pazienti dobbiamo dotarci anche noi di un Registro”.

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