Il Gps svela la velocità della Lamborghini: Di Pietro rischia grosso

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By Paolo Colantoni

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Il gps svela la velocità con la quale si è realizzato l’impatto a Casal Palocco, costato la vita a Manuel Proietti. Lo youtuber romano rischia anche un maxi risarcimento

Si aggrava la posizione di Matteo Di Pietro, il giovane youtuber del gruppo dei The Borderline, accusato della morte del piccolo Manuel Proietti, il bambino di cinque anni ucciso dall’impatto del Suv Lamborghini, guidato dal giovane e la Smart, nella quale si trovava con la mamma e la sorella di tre anni. Per il giovane romano (che è stato sottoposto agli arresti domiciliari) si prospetta un maxi risarcimento da pagare e le rilevazioni del gps hanno confermato la velocità del suo Suv quando si è verificato l’impatto mortale.

Il gps svela la velocità della Lamborghini prima dell’impatto con la Smart dove c’era il piccolo Manuel – Ricercaitaliana.it

Secondo i dati registrati dal gps, “emerge che il Suv al momento di imboccare Via di Macchia Saponara alle ore 15:38 si fermava. Dopo avere imboccato la via riprendeva la corsa, raggiungendo in soli 14 secondi la velocità di 124 km/h immediatamente prima dell’impatto. L’assenza di tracce di frenata – scrive il giudice – dimostra verosimilmente che la decelerazione improvvisa e rapidissima è stata conseguenza dell’avvistamento dell’auto in prossimità del punto in cui si è verificato l’incidente”.

L’indagato “per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia e inosservanza delle norme sulla circolazione stradale ha tenuto una velocità eccessiva (allo stato accertata in oltre 120 chilometri orari su via di Macchia Saponara) in rapporto al limite lì imposto (50 km/h) e comunque non adeguata alle caratteristiche e alle condizioni della strada urbana percorsa e all’approssimarsi a un’intersezione, non riusciva ad arrestare tempestivamente il veicolo e andava a collidere, travolgendola, contro la parte laterale destra dell’autovettura Smart che proveniva dal senso opposto di marcia e aveva intrapreso una svolta a sinistra”.

Il giudice ha spiegato inoltre che Di Pietro, alla vigilia della challenge, ha noleggiato  il Suv Lamborghini con “l’unico ed evidente fine di impressionare e catturare l’attenzione di giovani visitatori del web per aumentare i guadagni della pubblicità, a scapito della sicurezza e della responsabilità e di conseguenza a procedere a una velocità superiore ai limiti indicati”. Secondo quanto riportato, gli altri componenti del gruppo, che si trovavano all’interno della vettura, avevano cercato molte volte di convincerlo a rallentare. “Tanto più che alcuni dei passeggeri presenti all’interno della Lamborghini avevano più volte invitato a ridurre la velocità”, ha evidenziato il giudice.

Gli amici ci chiedevano di rallentare: il giallo dei video

Per il Gip le persone che erano in auto con Di Pietro lo invitavano a rallentare – ricercaitaliana.it- Ansa Foto

Il gip è molto duro con Di Pietro e nelle esigenze cautelari mette in risalto la sfrontatezza con la quale si è messo alla guida di una vettura molto pericolosa e un atteggiamento sprezzante nei confronti delle regole della strada. “Un ulteriore indicatore di pericolo concreto – ha scritto – e attuale di reiterazione di analoghi reati va colto nell’assoluta inconsapevolezza, da parte dell’indagato, della necessità di rispettare le regole della strada osservando i limiti di velocità, soprattutto in quanto ventenne, neopatentato e come tale, tenuto ad applicare maggiore prudenza, al fine di evitare pericolo alla incolumità propria e altrui”. Nei giorni scorsi molti si erano chiesti se la sua condizione di neo patentato gli permettesse di poter guidare una macchina come il Suv della Lamborghini: “Il ventenne poteva legittimamente noleggiare una supercar nonostante avesse conseguito il titolo di guida da poco più di due anni, e tuttavia non avrebbe potuto condurla superando il limite di 90 km/h e comunque non avrebbe potuto farlo in un centro urbano, in cui il limite di velocità è fissato a 50 km/h”, osserva ancora il gip, che poi spiega come alcuni video siano spariti. Un particolare che dimostra il “”pericolo di inquinamento delle prove, così come ritenuto dal pubblico ministero, tenuto conto del mancato rinvenimento, all’interno della Lamborghini, delle due telecamere utilizzate per la registrazione dei video che, per come riferito dagli amici di Di Pietro erano in funzione e al momento dell’incidente utilizzate da uno di loro”.

Di Pietro e il maxi risarcimento: rischia di sborsare due milioni

Ma oltre all’aspetto giudiziario e alla possibile condanna (attualmente si trova ai domiciliari), Matteo Di Pietro rischia anche di dover pagare un maxi risarcimento. In passato uccisioni di bambini della stessa età del povero Manuel, hanno portato a risarcimenti milionari. Di Matteo potrebbe essere tirato in causa anche da tutte le persone coinvolte nell’incidente. E dai proprietari dell’automobile, che da listino costa quasi 250.000 euro (era stata noleggiata per 2000 euro al giorno). Secondo un rapido calcolo, lo Youtuber rischia di dover pagare un risarcimento di circa due milioni di euro.

Il duro commento del Gip su Di Pietro

Matteo Di Pietro, lo youtuber accusato dell’omicidio di Manuel Proietti – Ricercaitaliana.it – Facebook –

Ma a tenere banco sono ancora le parole del Gip, che prova a spiegare nel dettaglio la personalità di Manuel Di Pietro, che con il suo canale Youtube aveva oltre 600.000 followers. Una personalità che “non appare tranquillizzante, tenuto conto che la sua principale fonte di reddito sembrerebbe rappresentata proprio dalla realizzazione di video da pubblicare su siti web riferibili alla società The Borderline srl, di cui l’indagato è socio oltre che amministratore delegato e che ha già in precedenza realizzato altri video e challenge a bordo di autovetture, proponendo sfide analoghe, con il rischio di mettere in pericolo l’incolumità propria e degli altri utenti della strada. La riscontrata positività ai cannabinoidi poi, sebbene non vada a integrare la circostanza aggravante dell’omicidio stradale, che infatti il pubblico ministero non ha contestato potendo essa riferirsi ad assunzioni risalenti a diversi giorni prima, rimarca ulteriormente un tratto trasgressivo dell’indole dell’indagato, che – continua il Gip –  conferma il quadro sopra delineato. Si rende dunque indispensabile l’adozione di una misura cautelare che sia adeguata a fronteggiare tale pericolo di reiterazione”.

 

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