Il noto giornalista sportivo sui tanti talenti che hanno deciso di lasciare l’Europa per trasferirsi nella Saudi League: “Preoccupante la decisione di Milinkovic Savic”
Quanto durerà il fenomeno arabo nel calcio internazionale? Per quanto ancora i soldi sauditi saranno in grado di convincere i big europei a lasciare Liga, Premier, Bundesliga e Serie A per trasferirsi nella Saudi League? Il dibattito è aperto e gli esponenti più autorevoli del mondo del calcio provano ad immaginare cosa può accadere da quì a breve. Ieri Fabio Capello, ex tecnico di Milan, Juventus, Real Madrid e Roma, si diceva stupito delle scelte degli Under 30, che hanno deciso di trasferirsi in Arabia Saudita. Oggi, Paolo Condò, giornalista di punta di Sky Sport, ribatte: “Per me questo fenomeno non durerà. E’ già successo in passato”.
In esclusiva ai microfoni di Notizie.com, il noto giornalista sportivo, autore di numerosi speciali e libri sui campioni del mondo del calcio, dichiara: “Adesso tutti si meravigliano e restano a bocca aperta – dichiara Condò -, ci può anche stare anzi è normale e giusto che sia così, i soldi non sono pochi, ma è una cosa che nel calcio succede da anni, solo che abbiamo la memoria corta. Pensi che nel 1949 in Colombia per silenziare la violente repressione che c’era nelle strade, il governo decise di aprire le porte ai giocatori stellari dell’epoca, con l’arrivo di Di Stefano e altri, passò per essere l’El Dorado colombiana. Non è la prima volta e non sarà l’ultima, quella del calcio colombiano durò cinque anni e poi fine…“.
Condò ricorda come più volte in passato abbiamo assistito a casi come quello dell’Arabia Saudita: nazioni ricche che, improvvisamente si avvicinano al mondo del calcio e a suon di investimenti milionari, portano a casa campioni di primo piano. Secondo il giornalista di Sky, la Fifa non rimarrà con le mani in mano: “Adesso possono tirare fuori tanti soldi, non hanno gli obblighi che hanno tante altre società come quello del fair-play finanziario e questo rende la competizione anche irregolare da un certo punto di vista, ma non è solo questo. Lì ci sono le prima quattro squadre della Lega che sono di proprietà del Governo e del Fondo, è come se Juventus, Milan, Inter e Napoli appartenessero allo stesso proprietario o alla Lega, ma che campionato è? Alla fine, se non cambieranno le cose, si stuferanno anche di prendere così tanti soldi, ma poi interverrà la Fifa come so già che sta facendo o vuole fare”.
“La scelta di Milinkovic è la più preoccupante”
In Arabia è appena sbarcato Sergej Milinkovic Savic, che dopo otto anni alla Lazio ha lasciato il club biancoceleste e l’Italia. Il suo caso rappresenta una novità sostanziale rispetto al panorama generale: Milinkovic infatti è ancora relativamente giovane (under 30) ed ha deciso di lasciare la Lazio proprio nell’anno in cui i biancocelesti giocheranno la Champions League, conquistata lo scorso anno con il secondo posto in classifica. “Per me è una notizia preoccupante per lui, aveva appena riconquistato la possibilità di giocare la Champions ed è giovane, nel pieno della carriera, poteva andare alla Juventus ma ha scelto l’Arabia. E chi mi paragona il serbo con Kantè non regge, ma neanche con Brozovic che ha superato i 30 anni. Il serbo non ha fatto praticamente nulla di rilievo ed è un peccato per lui, ha scelto i soldi, poteva essere ancora più grande nel calcio che conta, non gli manca nulla”.
Brozovic, Milinkovic, forse anche Zelinski e Berardi. La Saudi League fa spesa in Italia. “E sapete perchè? Perché noi adesso siamo i più deboli dal punto di vista finanziario, mica vanno a prendere Mbappé, al di là della squadra per cui gioca, non certo Bellingham o altri del City o della Premier. Continueranno a esserci le grandi d’Europa perché gli arabi stessi sanno che il calcio che conta è questo e sarà ancora questo, altrimenti perché si sono presi, oltre al City il Newcastle da poco?”. E comunque tranquilli, assicura Paolo Condò a Notizie.com: “Il calcio arabo è destinato a sparire per come lo vediamo adesso così come è accaduto per i cinesi e i russi, ma anche gli americani. Il calcio che conta è l’Europa, la storia siamo noi e continueremo ad esserlo, nonostante i soldi”.