Da Cataldi a Lotito: il mondo della Lazio e dello sport saluta Vincenzo D’Amico

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By Paolo Colantoni

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Per l’addio al vecchio capitano del club capitolino si sono ritrovati i laziali di ogni età. Presente anche il patron biancoceleste: “Un esempio di attaccamento”

Tutti uniti per ricordare Vincenzo D’Amico: dopo la camera ardente di ieri, i tifosi biancocelesti, gli sportivi e gli appassionati, si sono ritrovati nella basilica di Ponte Milvio, dove è stato celebrato l’ultimo saluto alla bandiera della Lazio. Una delle più amate e onorate. D’Amico ha legato il suo nome a quello del sodalizio biancoceleste: ha esordito giovanissimo in prima squadra, ha vinto da protagonista assoluto un campionato nel 1974, quando aveva solo diciotto anni. E poi, nel periodo più difficile del club (funestato dalle morti di Maestrelli e Re Cecconi e dallo scandalo scommesse) ha preso per mano la squadra, trascinandola a salvezze che sembrano insperate.

L’ultimo saluto a Vincenzo D’Amico a Roma – Ricercaitaliana.it –

Oggi, per l’ultimo saluto a Vincenzo D’Amico, si sono ritrovati i laziali di tutte le età: quelli con i capelli bianchi che lo hanno visto giocare e che lo hanno idolatrato per i suoi numeri e il suo amore per il club e quelli più giovani, che lo hanno ascoltato nelle numerose dirette radiofoniche e televisive. Quelle nelle quali Vincenzo D’Amico continuava a parlare di Lazio, con al solita passione e il solito spirito. “Chi non tradisce diviene immortale. Onore a Vincenzo vero laziale”, lo striscione esposto dagli ultras biancocelesti fuori il sagrato della chiesa.

Parole chiare, che esprimono un concetto forte: Vincenzo D’Amico non ha mai tradito i colori biancocelesti. Anche quando alcuni suoi compagni commisero errori che si dimostrarono deleteri per il club. Un simbolo di fedeltà e amore. Lo stesso che oggi i tifosi gli hanno riversato. Il feretro è stato accompagnato da cori, striscioni e dalle bandiere biancocelesti. Un tripudio di amore e passione. Ad accompagnarlo nel suo ultimo viaggio c’erano i compagni di sempre e i figli degli ex giocatori che con lui hanno scritto la storia. Fedeli al motto che accompagna i tifosi della Lazio (“Di padre in figlio”), a portare il feretro c’erano James Wilson (figlio del capitano dello scudetto del 1974), Massimo Maestrelli (figlio del tecnico che lo ha lanciato, amato e coccolato) e Stefano Re Cecconi (primo genito di Luciano, centrocampista scomparso prematuramente e compagno di squadra di Vincenzo). Con loro Bruno Giordano e Giancarlo Oddi, amici e compagni di squadra con la maglia biancoceleste di Vincenzo D’Amico.

Cataldi: “Ha rinunciato a tanto per la Lazio. E’ un esempio”

Danilo Cataldi ai funerali di Vincenzo D’Amico – Ricercaitaliana.it

La Lazio di oggi è stata rappresentata da Danilo Cataldi (uno dei romani del gruppo, tra i più vicini ai tifosi) e dal presidente del club Claudio Lotito. “Ci ha insegnato tanto. Sappiamo cosa ha fatto per la Lazio per questo oggi è giusto essere qui”, ha detto il centrocampista biancoceleste alla radio ufficiale del club.  “La Lazio a volte è una squadra un po’ maledetta, se ne vanno tutti un po’ troppo presto. Il suo ricordo rimarrà con noi per quello che ha fatto per la Lazio e per la gente. È tornato in uno dei momenti più difficili e ha rinunciato a tanto per questa maglia. Qualcosa di irripetibile nel calcio di oggi anche se è complicato fare paragoni tra le due epoche. La gente che viene a vedere noi probabilmente si è innamorata della Lazio per via di quello che hanno fatto questi grandi personaggi in passato”. 

Al termine della cerimonia Danilo Cataldi ha parlato ai cronisti presenti: “In una giornata così l’affetto che c’è stato per quest’uomo lo vedete da questa piazza gremita. è stato un grande uomo e un grande laziale. Ho chiesto a Maurizio Manzini com’era Vincenzo D’Amico  e mi ha detto che non lo ha mai visto una volta serio. Ciò testimonia quanto era scherzoso e in campo si faceva rispettare e aveva una classe incredibile. Purtroppo non ho potuto vederlo dal vivo. Per me rappresentava la lazialità”.

Lotito e l’importanza delle bandiere

Presente anche il patron Lotito: “Ho sentito il dovere e l’obbligo di essere presente per testimoniare che la nostra storia non viene mai dispersa e dimenticata. Rimarrà anche per il futuro, per l’esempio e per i comportamenti di attaccamento ai nostri colori biancocelesti. Stiamo predisponendo una serie di attività per vedere che tipo di iniziative intraprendere”. Il patron ha parlato dell’importanza delle bandiere nel calcio attuale:E’ possibile averle ancora. Si tratta di impostare un ragionamento e un atteggiamento nei confronti dei tesserati diverso da quello che è solo legato alla prestazione sportiva basato sulla remunerazione. Dobbiamo entrare nel cuore e nella testa di questa gente attraverso i valori dello sport, che prevedono anche e soprattutto l’attaccamento alla maglia e al club, per il quale combattono sul campo non solo per gli interessi materiali ma per l’orgoglio all’appartenenza e soprattutto testimoniare anche i valori del club al quale appartengono”.

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