La storia ci ha insegnato il contesto corretto di riproduzione degli antichi esseri umani? Forse c’è qualcosa che ancora non sappiamo.
Nel corso dei decenni abbiamo studiato sempre di più la storia dell’uomo, cercando di ripercorrere tutti i passi evolutivi fino ai giorni nostri. Così facendo siamo riusciti a delineare una cronologia storica più che corretta. Tuttavia, un recente studio potrebbe dirci qualcosa che ancora non conosciamo sulla nostra storia.
Ben 65.000 anni fa, in Africa, sappiamo che l’Homo Sapiens incontrò un’altra specie con cui instaurò un rapporto pacifico, cioè l’uomo di Neanderthal. Così facendo iniziarono le fasi di riproduzione, ed abbiamo le prove certe di questo evento grazie alla presenza dei geni nel nostro genoma umano. Questa è una conferma del loro incontro e della fase di accoppiamento che avrebbe permesso all’Homo Sapiens di evolversi.
La storia evolutiva dell’uomo è quella che conosciamo? Non proprio: qualcosa ci è sempre sfuggito
Ma in tutto questo c’è un enorme punto interrogativo che gli esperti non sono ancora in grado di spiegare: l’esistenza dell’uomo di Denisova. Abbiamo ogni tipo di informazione possibile sull’uomo di Neanderthal, come i numerosi scheletri e le tracce di DNA per esempio, mentre per l’uomo di Denisova sono stati ritrovati soltanto la falange di un dito e un dente. Queste poche informazioni hanno portato gli scienziati a chiamarli “ominidi fantasma”, proprio perché sono scomparsi del tutto.
A questo punto ci si domanda: l’uomo di Neardenthal e l’uomo di Denisova si sono incontrati, oppure la nostra evoluzione è stata portata avanti soltanto dall’Homo Sapiens? Nonostante le chiare difficoltà nel cercare di trovare una risposta a questa domanda, gli scienziati hanno provato ad analizzare l’intero patrimonio genetico di entrambe le specie e a confrontarle con quello dell’uomo moderno. Dai dati raccolti, è possibile che si siano incontrati e che, gli accoppiamenti tra neanderthaliani e denisoviani, abbiano introdotto nel nostro DNA dei geni diversi da quelli ereditati dall’Homo Sapiens.
Per arrivare a questa conclusione hanno analizzato un gruppo di geni chiamato HLA, acronimo di Human Leukocyte Antigen, che serve a creare delle proteine che riconoscono e distruggono i germi. In questo modo hanno scoperto che la variante di uno di questi geni, chiamato HLA-B*73, è rara nell’Africa attuale ma presente nelle popolazioni dell’Asia occidentale. Qui, infatti, si pensa ci siano stati gli incontri tra i neanderthaliani e denisoviani. Anche in Asia orientale e Oceania si riscontrano dei dati simili, nello specifico nel patrimonio genetico dei neaderthaliani dopo l’incontro con i denisoviani.
In conclusione, sì. Gli scienziati ritengono che non si siano estinti fin da subito e che abbiano incontrato prima l’uomo di Nearderthal e poi l’Homo Sapiens. Così facendo abbiamo ottenuto dei geni che ci hanno aiutato a combattere contro la maggior parte dei parassiti che conosciamo, aumentando le nostre difese immunitarie molto più di prima.